Quando acquistate una nuova ottica per la vostra fotocamera è bene testare i limiti di questo obiettivo per poterlo sfruttare al meglio.
In questo articolo vi mostro un metodo per conoscere ed utilizzare al meglio il vostro obiettivo, in modo da sapere sempre cosa aspettarvi quando scattate una foto.
A parte la messa a fuoco (e lo zoom per gli obbiettivi a lunghezza focale variabile), l’unico parametro che potete settare in un obiettivo è l’apertura del diaframma.
Come spiegato anche nell’articolo sul triangolo dell’esposizione, il diaframma è fondamentale per definire la profondità di campo e quindi stabilire quanto della foto che state scattando sarà a fuoco.
Se fate fotografia paesaggistica vi troverete probabilmente spesso a desiderare una elevata profondità di campo e quindi sarete portati a chiudere il diaframma il più possibile. Ma è veramente la soluzione migliore?
La diffrazione
Quando un raggio di luce incontra un ostacolo tende a subire una deviazione. In fotografia, questo fenomeno fisico, chiamato diffrazione, viene causato dal diaframma.
Minore è il foro di entrata e maggiore sarà la deviazione che i raggi luminosi subiranno prima di arrivare al sensore della fotocamera.
I raggi di luce deviati, interagendo tra loro, creano un’interferenza che in definitiva causa una perdita di qualità nelle immagini catturate.
Esistono formule per calcolare questa perdita di qualità, ma alla fine l’unico vero giudice è il nostro occhio, quindi perché fare calcoli matematici complicati quando possiamo semplicemente vedere questa perdita di qualità e valutare quando non risulta più accettabile?
Il test dei diaframmi
Il test per analizzare quanto la diffrazione è presente in un obiettivo è alla fine molto semplice: basta eseguire una serie di scatti dello stesso soggetto, variando esclusivamente l’apertura del diaframma e controllando poi i risultati.
In aggiunta potreste unire a questo test anche la verifica della profondità di campo semplicemente fotografando una scena con soggetti a diverse distanze, ad esempio come un filare di alberi.
In questo articolo però mi soffermo solo sul problema della diffrazione.
Un esempio pratico
Vediamo come esempio i test che ho realizzato con il mio 16mm.
Per effettuare questi test è bene mettere la fotocamera su un cavalletto e se possibile utilizzare uno scatto remoto. Se non ne avete uno potete sempre mettere un ritardo allo scatto. In questo modo sarete sicuri di non immettere nel test disturbi causati dalle vibrazioni.
Queste sono le foto che ho realizzato per il testare i limiti dell’obiettivo da 16mm:
Non è indispensabile testare proprio tutti gli stop. Generalmente è sufficiente scattare utilizzando gli stop principali del diaframma.
Vediamo ora un dettaglio della foto scattata con diaframma F/2.8:
L’immagine non è perfetta a causa della compressione jpeg che ho utilizzato per mettere la foto sul sito. Guardando le immagini originali in raw si possono notare molti più dettagli, ma per i nostri scopi sarà sufficiente.
La definizione, soprattutto sull’asfalto è molto buona, ma non è una sorpresa, considerando che siamo all’apertura massima del diaframma.
Passiamo ad uno scatto con diaframma F/8:
Anche in questo caso non c’è una evidente perdita di definizione causata dalla diffrazione. Proviamo ad aumentare a F/16:
Qui la diffrazione comincia a notarsi, ma per alcune foto possiamo ancora considerare accettabile la qualità degli scatti fatti con questo diaframma.
L’ultima foto è fatta con un diaframma F/22:
Qui la perdita di definizione è estremamente evidente, tanto che la foto sembra quasi sfocata, ma vi assicuro che non è così. La mancanza di definizione è causata esclusivamente dal fenomeno della diffrazione.
Mettendo la foto scattata a F/2.8 a confronto con quella scattata a F/22 è immediatamente visibile la notevole perdita di qualità della seconda.
In questo caso sarebbe sicuramente molto meglio scegliere una profondità di campo inferiore, ma mantenere una qualità complessiva superiore.
Per concludere
Testare i limiti di un obiettivo vi può sicuramente aiutare a comprendere meglio come si comporta nelle varie situazioni, così saprete sempre cosa aspettarvi quando scattate una foto.
Questo test è valido su qualunque obiettivo sul quale potete settare manualmente l’apertura, anche se è l’obiettivo di una fotocamera con ottica fissa.
Per gli zoom sarebbe bene testare la diffrazione almeno per le lunghezze minima e massima, ma provare anche una lunghezza intermedia può essere utile.
Generalmente ho notato che diaframmi fino a F/11 sono sempre accettabili, mentre a F/16 dipende dall’obiettivo. Oltre F/16 non ho mai riscontrato una qualità accettabile, almeno per le mie foto.
Io vi consiglio davvero di fare questo test. Vi porta via solo pochi minuti ed è sufficiente farlo una volta sola per ogni obiettivo, quindi con un impegno veramente minimo.
In compenso vi consentirà di ottenere fotografie migliori.