Questo è un argomento che richiederebbe probabilmente diversi libri per essere esposto nel modo più completo possibile, ma quello di cui voglio parlare in questo articolo e l’etica nella mia fotografia, quindi una minima parte ben specifica e assolutamente personale.
Oggi non parlerò quindi di tecnica, di consigli o di attrezzatura, ma parlerò di me e delle mie scelte. Non intendo convincere nessuno e sicuramente non voglio dire che quanto scriverò sia la scelta migliore o la più giusta, ma se posso essere di ispirazione per qualcuno allora avrò scritto un buon articolo.
Sarà un testo un po’ lungo temo, ma spero non tanto da stancarvi eccessivamente.
Per poter parlare delle mie scelte etiche è però bene che descriva il mio percorso in ambito fotografico fatto nell’ultimo anno e mezzo circa…
L’inizio del mio nuovo percorso
Come ho già detto nell’articolo riguardante la mia attrezzatura e la sua evoluzione, fotografo da quando avevo 12 anni. Ora ne ho 50, quindi direi che anche considerando il periodo di “pausa” dalle foto avuto alcuni anni fa, fotografo veramente da una vita.
Ho sempre fatto foto belle, ma mai veramente eccezionali, a parte forse qualche raro caso, ma la cosa non mi è mai interessata. Mi piaceva fare foto e mi interessava soprattutto farle durante le vacanze, come ricordo.
Nel 2016, grazie al viaggio di nozze in Madagascar, mi sono appassionato anche ai viaggi. Mi riferisco ovviamente a viaggi lontano da casa, non solo geograficamente, ma anche e soprattutto culturalmente.
Ho ritrovato una nuova passione per la fotografia, ma sentivo che quello che facevo mi stava “stretto”, tanto che ho provato a buttarmi anche nel mondo delle action cam, ma non è servito.
Il cambiamento
Nell’autunno del 2019 c’è stata la svolta. Ho letto un breve articolo su due persone, Marco e Ilaria, che viaggiavano e lavoravano da remoto. Marco in particolare era un informatico come me e anche lui appassionato di foto e ovviamente di viaggi. Non potevo non sentire una certa affinità.
Li ho contattati e ho letto la loro guida al viaggio a lungo termine. In questo libro ho trovato tantissime informazioni utili, non solo per viaggiare o per fare foto. Se vi piace viaggiare non posso che consigliarvelo!
Uno dei consigli principali sulla fotografia, dati da Marco in questa guida, è quello di non improvvisarsi fotografi, ma di seguire corsi validi. Ho quindi scelto di seguire il suo consiglio e il primo corso che ho scelto è stato proprio il suo.
Marco non lo sa, ma per diverso tempo è stato mio mentore e non solo per il corso online che ho seguito. Ancora adesso leggo i suoi articoli e quelli di Ilaria, che spesso sono per me fonte di ispirazione.
A dicembre ho deciso di seguire un altra corso online, su Reflex-Mania. Questa volta mi è stato regalato e ciò è importante per cominciare a parlare dell’etica nella mia fotografia.
Il corso era a pagamento, ma ho scoperto che una delle opzioni presenti nell’acquisto dava accesso al corso senza versare la quota richiesta.
Potevo fare finta di niente e continuare a seguire il corso senza avere pagato nulla, oppure contattarli e spiegare il problema, sapendo che probabilmente avrei dovuto poi pagare.
Questo mi ha portato al primo punto delle mie scelte di etica nella fotografia: rispettare il lavoro degli altri fotografi. E così ho fatto, scrivendogli immediatamente per avvertirli. In fondo è ciò che fanno per vivere e non mi sembrava il caso di approfittarne, anche perché ero comunque partito con l’idea di fare questo acquisto, quindi erano soldi che avevo già previsto di spendere…
Hanno probabilmente evitato di perdere molti soldi e per ringraziarmi hanno lasciato il mio accesso senza dover pagare nulla.
Questa storia mi ha convinto che avrei dovuto avere una serie di regole da seguire sempre, senza alcuna eccezione. La mia etica appunto.
La scelta del mio genere fotografico
Una cosa che tutti i professionisti dicono è che se si vuole avere successo come fotografo è bene scegliere uno specifico genere e specializzarsi esclusivamente su quello.
La fotografia dei paesaggi mi è sempre piaciuta molto ed ho scelto di seguire dei corsi avanzati con professionisti affermati in ambito internazionale.
Tra l’altro eravamo appena entrati in lockdown per la pandemia e questo mi forniva molto tempo libero e seguire i corsi mi avrebbe sicuramente aiutato a trascorrere questo periodo così difficile.
Il primo corso che ho seguito è quello di Tim Shields, specializzato appunto in fotografia di paesaggio. Ovviamente tutto in inglese.
In questo corso ho imparato una quantità enorme di tecniche che non avrei nemmeno potuto immaginare. Da questo corso le mie foto sono migliorate davvero in modo impressionante e la mia passione per la fotografia è aumentata di pari passo.
Sempre per tenermi impegnato durante la permanenza in casa, ho seguito anche il corso avanzato del fotografo inglese Nigel Danson. Per quanto incredibile mi potesse sembrare, anche qui ho imparato cose nuove che mi hanno aiutato tantissimo come fotografo.
A questo punto penserete che mi sono specializzato in fotografia di paesaggi, ma non è così.
La fotografia per me non è un lavoro, ma non è nemmeno un passatempo. È solo passione.
Avendo già un buon lavoro, non ho bisogno di essere un fotografo professionista per vivere e non voglio limitare questa mia passione. Mi piace fotografare un po’ di tutto e voglio continuare così.
Ovviamente continuo ad avere una certa predilezione per i paesaggi e per le foto naturalistiche in generale.
L’etica nella mia fotografia
A questo punto la mia etica nella fotografia aveva però bisogno di ulteriori regole. Ci sono “fotografi” che realizzano scatti davvero unici, ma a discapito dei luoghi e dei suoi abitanti, che siano piante, animali o altri esseri umani. Io non voglio assolutamente essere così.
Seguo una delle regole che Marco e Ilaria hanno cominciato ad insegnarmi proprio nella loro guida, ma che per fortuna tante altre persone hanno deciso di seguire, non solo in ambito fotografico: le uniche impronte che devi lasciare quando vai da qualche parte devono essere quelle dei tuoi passi.
Dopo che te ne sei andato da un luogo, questo deve essere tale e quale a com’era prima che ci arrivassi tu. Sempre.
Quindi se voglio fotografare un animale selvatico, non intendo importunarlo in alcun modo. Se per fare una bella foto devo disturbarlo, preferisco rinunciare alla foto.
Per fotografare un bel paesaggio, se devo rovinare il punto in cui mi trovo, magari per fissare meglio la fotocamera, preferisco non fotografare.
Se per fotografare un fiore devo rischiare di danneggiarlo o di danneggiare le piante che ha vicino, allora rinuncio alla foto (ho visto fotografi estirpare piante attorno ad un fiore particolarmente bello, solo per avere l’inquadratura libera).
Questa regola vale anche per i miei viaggi, quindi anche il rispetto per le culture che avrò la fortuna di incontrare sarà sempre al primo posto.
Come ho scritto all’inizio, non affermo di avere scelto le regole perfette per tutti. Sono solo le regole che mi sono voluto imporre io per fare foto senza avere un impatto eccessivo.
Se ad avere un impatto saranno solo le mie foto e non il modo in cui le avrò fatte allora potrò considerarmi soddisfatto.